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Inchiesta sul crollo del Morandi, il gip: “Pressioni sui periti dei consulenti degli indagati”

La segnalazione sono adesso sulla scrivania del procuratore capo di Genova

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Un clima teso, pressioni "costanti" che non "consentono uno svolgimento sereno" del lavoro. La "battaglia" tra periti del giudice e consulenti degli indagati nell'inchiesta del ponte Morandi, crollato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone, finisce in procura. E la segnalazione arriva direttamente dal giudice delle indagini preliminari Angela Nutini che sta portando avanti il secondo incidente probatorio, quello per stabilire le cause del cedimento del viadotto. La segnalazione del gip, che a sua volta ha ricevuto le lamentele dei suoi tecnici, sono adesso sulla scrivania del procuratore capo di Genova Francesco Cozzi. Il capo dei pm nei prossimi giorni valuterà se vi sono estremi di reato. La vicenda rischia di deflagrare domani nel corso di quella che doveva essere una udienza interlocutoria per comunicare soltanto la proroga dei termini del deposito della perizia. 

L'inchiesta del primo gruppo della guardia di finanza vede indagate 71 persone (tra tecnici ed ex dirigenti di Aspi e Spea e dirigenti del ministero delle Infrastrutture): le accuse vanno, a vario titolo, dal disastro colposo all'omicidio colposo plurimo, dall'omicidio stradale al falso fino al favoreggiamento. Lo scorso luglio si era concluso il primo incidente probatorio: l'accertamento, nel corso del quale erano stati inviati alcuni reperti in Svizzera dove era stato appurato il degrado dei trefoli ma anche difetti nella costruzione dell'opera, aveva "fotografato" il viadotto dopo il crollo e lo stato delle sue parti collassate. Il secondo incidente servirà invece a chiarire le cause vere e proprie dell'incidente. La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale allo scorso 19 dicembre, nel corso dell'ultima riunione tra consulenti e periti per le operazioni peritali.

Alcuni tecnici di parte hanno chiesto di potere effettuare alcune prove di carico di resistenza su una trave tampone dell'impalcato, sostenendone i costi. I risultati delle prove, hanno chiesto i consulenti, avrebbero dovuto essere acquisiti agli atti. I periti del gip si sono opposti sostenendo che non servisse. Dopo quella riunione, i tre periti del gip hanno scritto al giudice dicendo di "ricevere pressioni costanti dai consulenti delle parti e di non essere sereni nello svolgimento del loro lavoro". Intanto oggi al nono piano di palazzo di giustizia è stato sentito, come persona informata dei fatti, il responsabile dell'area tecnica del primo tronco di Aspi. Il tecnico è stato sentito sia per quanto riguarda la galleria Bertè in A26 (Genova-Alessandria), dove il 30 dicembre sono crollate due tonnellate e mezzo di materiale dalla volta, sia sulle barriere fonoassorbenti. La procura sta anche valutando se ritenere l'intera rete autostradale come un luogo di lavoro, visto che ogni giorno i dipendenti la percorrono per controllarla. In questo caso potrebbe essere valutato di contestare violazioni di norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, sia per quanto riguarda la tragedia del ponte sia per quanto riguarda le gallerie. Il tema della sicurezza delle autostrade sta coalizzando molti liguri. A Genova è nato il gruppo Facebook 'Autostrade Chiare', che ha lo scopo proprio di vigilare e chiedere più sicurezza sulla rete. Il gruppo si sta strutturando ed ha deciso di diventare comitato per valutare azioni legale. I residenti della Valle Stura, invece, hanno protestato davanti alla prefettura contro l'isolamento in cui si trovano dopo un autunno di frane e alluvioni e a causa dei problemi a viadotti e gallerie autostradali. In attesa della decisione del governo sulla eventuale revoca della concessione a Aspi, cresce il nuovo viadotto: il sindaco e commissario Marco Bucci ha annunciato che, il primo maxi impalcato da 100 metri sarà posizionato ai primi di febbraio.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
16/01/2020 23:00:47


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