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La Cassazione: infondato l’arresto ai danni del sindaco di Bibbiano

Malpezzi: «Una gogna indegna». Renzi: «Leghisti e grillini si scuseranno?»

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Non c'erano gli elementi per imporre la misura coercitiva dell'obbligo di dimora nei confronti del sindaco dem di Bibbiano, Andrea Carletti, nell'ambito delle indagini - per abuso d'ufficio e falso ideologico - sui presunti affidi illeciti in Val d'Enza. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni del verdetto 1238 appena depositato dalla Sesta sezione penale che il tre dicembre ha annullato del tutto la misura cautelare. I supremi giudici sottolineano «l'inesistenza di concreti comportamenti», ammessa anche dai giudici di merito, di inquinamento probatorio e la mancanza di «elementi concreti» a suffragio del rischio di reiterazione dei reati. E Matteo Renzi scrive su Facebook: «Ci sarà oggi qualche coraggioso grillino o leghista pronto a scusarsi per lo squallido sciacallaggio?». Intanto, a 26 indagati, tra i quali Carletti, è stata data la comunicazione della fine dell'indagine «Angeli e Demoni» della Procura di Reggio Emilia con la contestazione di 108 illeciti, atto che prelude al rinvio a giudizio. «La Cassazione rileva che erano infondati gli arresti contro il sindaco di Bibbiano. Questo ci dice due cose: che la gogna a cui è stato sottoposto Carletti e il tentativo di certa politica di strumentalizzare sono stati indegni. E che la giustizia deve fare il suo corso», ha detto Simona Malpezzi, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, intervenendo sull'inchiesta che ha infiammato anche la campagna elettorale per le regionali emiliane del 26 gennaio e che ha visto i dem sotto il fuoco di fila di leghisti e grillini e FdI. Per quanto in particolare riguarda il rischio di inquinamento probatorio, gli ermellini affermano che l'ordinanza del riesame di Bologna - che il 20 settembre ha revocato i domiciliari a Carletti imponendogli però l'obbligo di dimora ad Albinea, dove abita - non si è basata su «una prognosi incentrata sul probabile accadimento di una situazione di paventata compromissione delle esigenze di giustizia». Anzi, il riesame - prosegue l'Alta Corte bacchettando il Tribunale della libertà di Bologna - «pur ammettendo l'inesistenza di concreti comportamenti posti in essere dall'indagato, ne ha contraddittoriamente ravvisato una possibile influenza sulle persone a lui vicine nell'ambito politico amministrativo per poi inferirne, astrattamente e in assenza di specifici elementi di collegamento storico-fattuale con la fase procedimentale in atto, il pericolo di possibili ripercussioni sulle indagini». Tutto «senza spiegare se vi siano, e come in concreto risultino declinabili, le ragioni dell'ipotizzata interferenza con il regolare svolgimento di attività investigative ormai da tempo avviate». 

Di «natura meramente congetturale» anche il rischio di reiterazione. In proposito la Cassazione rileva che «già in sede di applicazione dell'originaria misura cautelare», ossia gli arresti domiciliari, i giudici di merito a fondamenta delle loro motivazioni si erano serviti di «elementi» messi «in relazione con altro passaggio motivazionale, di non univoca e quanto meno dubbia interpretazione, direttamente tratto dalle dichiarazioni rese da Carletti al Pm». Interrogato dal magistrato, il sindaco di Bibbiano, sottolinea la Suprema Corte, «genericamente ed in via del tutto ipotetica, si limitò ad affermare che, qualora fosse tornato a rivestire la carica di sindaco, avrebbe potuto prendere in considerazione la proposta, proveniente da un interlocutore serie ed onesto, di un investimento su un terreno privato per la progettazione di una struttura, parallela a quella gestita dalla Asl, per la tutela di minori ed anziani».

Per i giudici questa considerazione è «meramente congetturale e di per sé non sintomatica della intenzione di commettere ulteriori condotte delittuose dello stesso tipo di quelle per cui si procede». Pertanto il riesame «ha illogicamente ricollegato la manifestazione di un atteggiamento volitivo orientato a proseguire l'esercizio delle funzioni di sindaco con un metodo d'azione volto alla mera realizzazione di fini politici, indifferente alle regole e alla normativa sottostante». Carletti era stato sospeso dal prefetto ed era tornato a fare il sindaco dopo il verdetto della Cassazione.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
14/01/2020 21:25:59


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