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L’ultima follia del fisco, vuole sapere quando il commerciante va in ferie

I poveri cittadini strozzati dalle tasse sono costretti a ubbidire

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Il fisco vuole sapere anche quando sei malato o in ferie. E non puoi sfuggirgli. Il commercio, inteso come libera impresa, in Italia, è morto. È il grande fratello a deciderlo.

I poveri cittadini strozzati dalle tasse sono costretti a ubbidire. Ma a che prezzo? Lo scontrino elettronico, come previsto, è diventato obbligatorio per ogni commerciante.

Per gli esercizi commerciali con un volume d’affari superiore ai 400mila euro questo strumento si applica già dallo scorso luglio. Dal primo gennaio 2020 l’obbligo di emettere lo scontrino telematico riguarda tutti coloro che emettono ricevute fiscali. Insomma ancora più burocrazia per i micro imprenditori italiani. A questo si aggiunge un altro affare: lo Stato vuole pretende di conoscere dall’esercente anche le chiusure settimanali e le ferie. Deve insomma pattuire con il potere pubblico quando decide di chiudere o più banalmente farsi una vacanza.

Deve comunicarlo obbligatoriamente e, se non lo fa, rischia una sanzione. Una multa che certifica la mancanza di libertà di un libero professionista in questo Paese affogato da uno Stato burocrate e dirigista. L’interruzione dell’attività, così come le altre decisioni, dovrebbero essere decise in piena libertà dal commerciante. E invece il leviatano vuole sapere tutto. Anche quando decidi di stare a casa perché malato. È l’ultimo comandamento del grande occhio del Big Brother, così come raccontato da George Orwell nel capolavoro “1984”.

Ecco i fatti. Secondo il diktat del governo il commerciante dovrà gestire in maniera condivisa con l’agenzia delle entrate anche i casi di interruzione dell’attività. Vale a dire le ipotesi di chiusura settimanale, chiusura domenicale, ferie, chiusura per eventi eccezionali (esempio malattia, infortunio, ecc.), attività stagionale, qualsiasi altra ipotesi di interruzione della trasmissione (non causata da malfunzionamenti tecnici dell’apparecchio). Già perché ogni santa sera, anche quando si è chiusi, il registratore di cassa telematico, questo virus digitale, deve comunicare al fisco quanto accaduto durante la giornata. In tali casi il registratore, alla prima trasmissione successiva (ovvero all’ultima trasmissione utile) deve provvedere all’elaborazione e all’invio di un unico file contenente la totalità dei dati (a importo zero) relativi al periodo di interruzione per i quali l’esercente non ha effettuato l’operazione di chiusura giornaliera.

I guai insomma per gli esercenti italiani sono tutt’altro che finiti. Si innesca un meccanismo per cui la libera professione diventerà direttamente gestita e controllata dai burocrati di palazzo e dai loro dipendenti. Ma i problemi non sono finiti per questi tartassati senza via d’uscita. Così si ingessa il mercato. Si mettono sotto una maledetta lente i poveri contribuenti. Si disincentiva l’apertura dei negozi: si strozza l’economia. Lo Stato, intanto, si premura di comunicare pagine e pagine di regolamentazioni strampalate.

Ce n’è una per ogni stagione. Cosa si farà quindi se questa macchina infernale, se questo registratore elettronico dovesse rompersi? Anche qui l’agenzia delle entrate è chiara. Se il registratore non funziona, in caso di mancato o irregolare funzionamento, per qualsiasi motivo, il commerciante dovrà richiede tempestivamente l’intervento di un tecnico abilitato (rigorosamente a sue spese!). Fino a quando non sia ripristinato il corretto funzionamento, provvederà all’annotazione dei dati dei corrispettivi su apposito registro da tenere in formato cartaceo o anche in modalità informatica (esempio: file excel).

Così si tratteggia un destino amaro per il nostro negoziante di fiducia. Straziato dal potere pubblico. Per i consumatori cambia poco o niente, mentre la questione è diversa per i proprietari di attività commerciali. Con il provvedimento il governo conta di incassare 1,2 miliardi di euro di mancato gettito. Tuttavia, non è ancora chiaro quando questa cifra entrerà nelle casse statali in quanto non è detto che tutti i commercianti adottino subito i nuovi strumenti richiesti. Al momento, infatti, ci sono circa 1,6 milioni di apparecchi in circolazione, ma solo poco più di mezzo milione sarebbe adatto alla trasmissione di scontrini elettronici. Ci sarebbero quindi circa un milione di registratori ancora da sostituire o adeguare. Questi ribelli, questi eroi contemporanei, dovranno adeguarsi. Ma per loro, e per tutti noi, è già pronta la campana a morto.

Notizia e foto tratte da Il Giornale
© Riproduzione riservata
09/01/2020 19:52:23


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