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Il Parlamento turco autorizza l’invio di soldati in Libia

Smacco per l’Italia, che ha cercato di scongiurare l’intervento di Ankara

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Il Parlamento turco ha autorizzato l'invio di soldati in Libia a sostegno del governo del premier Fayez al-Serraj, riconosciuto dalle Nazioni unite, per contrastare l'attacco delle forze del rivale Khalifa Haftar a Tripoli. I deputati che hanno votato a favore della mozione sono stati 325, quelli contrari 184, nella sessione d'emergenza. La misura prevede un mandato di un anno per il dispiegamento. “Una Libia il cui governo legittimo è sotto minaccia può diffondere instabilità alla Turchia”, ha dichiarato il deputato del partito Akp al potere, Ismet Yilmaz, sostenendo la mozione, mentre “chi non vuole agire a causa di un rischio getta in nostri figli in un pericolo ancora maggiore”. 

Lo schieramento probabilmente inizierà con il sostegno militare, l’addestramento e i droni in volo piuttosto che un dispiegamento di truppe a terra. Il presidente Recep Tayyip Erdogan, il cui partito ha una maggioranza in Parlamento ma fronteggia l'opposizione di altre forze politiche, ha dichiarato la scorsa settimana che la Turchia avrebbe schierato truppe in Libia per sostenere il governo di accordo nazionale (Gna) riconosciuto a livello internazionale guidato da Fayez al-Serraj. Analisti e funzionari citati dall’agenzia di stampa Reuters affermano che è improbabile che Ankara invii immediatamente truppe, preferendo iniziare con l'invio di consiglieri e attrezzature militari.

Uno smacco bruciante per l’Italia, che negli ultimi mesi ha tentato in tutti i modi di ritagliarsi un ruolo di primo piano come mediatore nella crisi libica senza successo. “Il voto del Parlamento turco sulla Libia aumenta le tensioni in un quadro già drammatico. La missione Ue proposta dall'Italia è sempre più importante per chiedere a tutti gli attori di rispettare l'embargo Onu, far tacere le armi e ridare voce alla politica”, commenta il viceministro degli Esteri Marina Sereni dopo la decisione di Ankara.

Gli ultimi sviluppi della crisi in Libia sono stati al centro di un colloquio telefonico tra il presidente turco Erdogan e quello statunitense Trump. Durante la telefonata Erdogan ha espresso preoccupazione per gli attacchi contro le forze di sicurezza Usa in Iraq e ha espresso soddisfazione per la cessazione delle azioni contro l’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad. Il leader turco e Trump, che hanno parlato anche di Siria, hanno anche evidenziato l'importanza della diplomazia per risolvere le questioni regionali e concordato di rafforzare le relazioni bilaterali.

L’Egitto
L’Egitto “condanna, nei termini più forti il passo del Parlamento turco”, dice il ministero degli Esteri egiziano. Il Cairo appoggia il generale Khalifa Haftar che da aprile sta cercando di conquistare Tripoli innescando un conflitto che finora ha causato la morte di oltre 2.000 combattenti dei due schieramenti e più di 280 civili, secondo stime Onu. 

L’Europa
“Abbiamo sottolineato in varie occasioni, l’ultima il 23 dicembre scorso, che non esiste una soluzione militare per il conflitto in Libia”, afferma invece uno dei portavoce dell’Unione europea. “L’Ue ribadisce a tutte le parti interessate il suo appello a cessare tutte le azioni militari e riprendere il dialogo politico”, prosegue il portavoce. Il portavoce “ricorda a tutti i membri della comunità internazionale l’obbligo di osservare e rispettare l'embargo sulle armi delle Nazioni Unite” e sottolinea che “tutti i nostri sforzi diplomatici sono incentrati sulla prevenzione di una ulteriore escalation in Libia e sul sostegno al processo di Berlino”. L’alto rappresentante Ue Josep Borrell, aggiunge la stessa fonte, “è in contatto con tutti gli attori coinvolti per sostenere la mediazione guidata dalle Nazioni Unite e gli sforzi del rappresentante speciale delle Nazioni Unite Ghassan Salamé per cercare una soluzione politica alla crisi in Libia e per sostenere gli sforzi in corso nel quadro del processo di Berlino”.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
03/01/2020 05:47:38


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