Opinionisti Alessandro Ruzzi

Il Venezuela visto dall'Italia

Un salto nel passato

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La crisi politica in corso in queste settimane dove il presidente dell'assemblea nazionale rivendicando la legittimità della sua elezione si è dichiarato presidente ad interim sostituendosi a Maduro, la cui proclamazione a presidente non aveva convinto gran parte del mondo, ha messo in luce le contraddizioni degli attuali governanti italiani. Differenza ideologica che ha visto Salvini (che finora ha oscillato indistintamente tra Trump e Putin) scegliere il lato presidiato dal presidente nordamericano mentre il movimento5stelle ha scelto una posizione più terzomondista auspicando semplicemente una nuova rapida tornata elettorale.
Quello che accade mi ha fatto venire in mente episodi recenti nella vita del continente sudamericano, in Venezuela una popolazione stremata dalla corruzione e dalla inefficienza dove il supporto alle posizioni marxiste che avevano permesso la salita al potere di Chavez è calato, insieme alle quotazioni del petrolio, lasciando emergere un desiderio di ricambio i cui sviluppi sono condizionati dalle politiche imperialiste che tuttora animano il pianeta ed i cui fili sono tirati da Stati Uniti, Russia e Cina. A proposito le imprese Usa pare siano il primo compratore di petrolio venezuelano, ed il controllo dei più grandi giacimenti del pianeta è fattore chiave.
Il Sudamerica è ricchissimo di risorse naturali che fanno gola a tutti e che sono state causa della ingerenza delle summenzionate potenze economiche nel corso degli ultimi 50 anni.
Quando le elezioni in Cile nei primi anni 70 portarono alla presidenza del marxista Allende, le multinazionali statunitensi si videro minacciate nel controllo del rame cileno: il governo Allende venne rovesciato da un colpo di Stato, subentrò la dittatura militare di Pinochet che causò decine di migliaia di vittime. Parimenti in Argentina, dopo il populismo di Peron un colpo di mano militare portò il paese sotto dittatura e lo avvicinò agli Stati Uniti. Appena diverso il destino del Brasile dove i militari sono intervenuti prima che altrove col golpe del 1964 in un processo che ha visto quella nazione passare dal terzomondismo a presidenze filo marxiste per poi cambiare strada.
Una serie di cambiamenti che non ha mai cambiato la caratteristica base dei regimi sudamericani, quella corruttela che vede la presenza di un cuscino di persone al governo che proprio in virtù della corruzione decidono chi deve trarre il massimo beneficio dallo sfruttamento delle risorse naturali, siano essi una fetta di popolo piuttosto che le multinazionali: quando Chavez prese il potere distribuì parte degli utili derivanti dalla vendita del petrolio alle fasce più povere che quindi lo appoggiavano, ma parte importante di questi denari continuava a prendere una via traversa invece di dare sviluppo ad una economia industriale. Quando i proventi del petrolio sono calati -sia per la diminuzione delle quotazioni sia per le minori quantità lavorate (classico dei paesi ad ideologia marxista)- l'elargizione verso le fasce più povere è diminuita provocando così lo spostamento dell'elettorato a favore dell'alternativa rappresentata da Guaidò, leader dell'opposizione che già controlla il parlamento. Le enormi bustarelle che hanno condizionato le presidenze brasiliane di Lula e Rousseff ed il totale fiasco di qualunque politica economica hanno, pochi mesi fa, portato al governo, proprio per la perdita di consenso nelle classi più povere della popolazione brasiliana, quella che fino a qualche anno fa era opposizione. La crisi endemica che attanaglia l'Argentina nuovamente indica come non si sia mai dato nessun impulso a politiche serie di sviluppo, ma solo seguito alla politiche clientelari radunando la popolazione sotto la bandiera ai mondiali di calcio (o della guerra con l'Inghilterra).
Lavorare è fatica, Catalano direbbe: meglio avere pochi disperati che procurano ricchezza a tutto il paese nelle miniere di rame cilene piuttosto che nella estrazione del petrolio venezuelano mentre gli altri se ne stanno tranquilli a bere una birra. Certo offro una spiegazione semplicistica perché dovrei anche sottolineare come le attività delle dittature sovietiche e maoista fossero molto più interessate a creare turbolenze in quello che gli statunitensi hanno sempre considerato "il giardino di casa" piuttosto che porre le basi per un governo realmente democratico ed efficace.
Noi italiani che abbiamo tanti indubbi legami anche con il Venezuela assistiamo esterrefatti ad un duello di carattere elettorale fra le due forze che governano l'Italia mentre i venezuelani non hanno medicine e cibo.
Questo stato di perenne attrito tra gli alleati di governo italiano che si sviluppa anche sulla tav, mentre entrambi sono impegnati in elargizioni al proprio elettorato, mi fa vedere alcune somiglianze tra il nostro popolo e quelli sudamericani, con una differenza fatale: DiBba ora ce l'abbiamo nuovamente in casa noi....

Redazione
© Riproduzione riservata
15/02/2019 08:59:58

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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