Opinionisti Giorgio Ciofini

Enrico Bondi: un ragazzo di Culcitrone

Un grande vecchio del Bel Paese, che ha retto da solo l’imprenditoria italiana

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Praticamente è il Napolitano de’ Rezzo, infatti ha guasi novant’anni e ancora un pole andare ‘n pensione, sennò l’Italia cola a picco come l’Andrea Doria. L’altr’anno, por’omo, l’avevon mandato a l’Ilva a riparare l’ultimo disastro dei Riva, una famiglia ch’è ‘na fotografia dell’imprenditoria italiana, che cumbina casini   a raffica e pu’ chiamon sempre il nostro Errico. Lui si presenta nerovestito e con que’l’aria che pare appena artornato da ‘n funerale, l’occhi bassi, la scrinatura a mezz’asta e fa com’il Pispoli. È stato ‘n citto di Culcidrone, ‘n do’ son serie solo le donne prima de’sposasse e è diventato ‘l più serio d’Italia, che un ce vole manco tanto anche se siamo cinquantasei milioni. Enrico Bondi c’è nato così. Fin da bighino ciaveva que’l’aria che non si scrolla mai di dosso, com’i casini che gli tocca armediare. Quel modo di fare ‘n po’ da prete l’ha assorbito al circolino della parrocchia di San Michele, ‘n do’ è sempre stato ‘n diverso e tutti lo guardavon com’un marziano. In fondo a via Oberdan ancora cià la su’ casa che l’aspetta, ma a voglia ’spettare. ‘N Italia i disastri uno tira l’altro come le ceregie e gli toccherà fare la fine del fratello d’Ugo Foscolo, cui ‘l fato prescrisse illacrimata sepoltura. Bondi fa ‘l manager come lo pol fare ‘n alchimista, uno cioè ch’ha ‘mparato ‘l mestiere tra l’alambicchi di mago Merlino e di maga Magò.  È l’unico al mondo che sa cavare la spada da la roccia e le castagne dal foco. Fa le dosi tra i su’ alambicchi com’un Paracelso d’oggigiorno, ma gli tocca consultare anch’ il manuale Cencelli per far la sintesi de’ l’opposti. Per me ha trovato la pietra filosofale che trasforma i metalli ‘n oro, i politici in galantomini e le decotte ‘n aziende sane. Se fosse il prete del circulino di San Michele lo chiamerebbono al capezzale delle multinazionali italiane per dagli l’olio santo e amen, ma è Bondi e gli tocca arvisolalle. Co’ la Montedison e la Parmalat ha fatto ‘n paio di miracoli come quello de’la nostra Madunnina del Conforto, solo ch’a Bondi un gliàn fatto la Cappella. Col nostr’Errico, ‘n pratica, il mondo dei manager si spacca in due come ‘na mela verde: lui da una parte a salvalle e di là tutti que’l’altri che l’aziende le radono al solo, come fece quella volta Scipione con Cartago. Poi l’incendiano e i master chef ci spargono anch’il sale. Ma, dico io, un sarebbe meglio assumere qualche piromane, che ce ne sono tanti al giro e almeno le brucerebbon gratis? In pratica Bondi regge da solo l’imprenditoria italiana, come Sisifo reggeva ‘l mondo al tempo dei giganti. Una volta sola ha dovuto alzare bandiera bianca, come tutti quelli che ciànno provato prima. Fu quando lo chiamò il governo Monti a’sciugare il mare de la spesa pubblica co’ la spending reviù, che un m’arcordo come se scrive e la scrivo come si mangia. Que la volta anche Bondi rischiò de cocese in quel brodo e è per questo che poi fu chiamato da l’Americhe Cottarelli, che tanto era già cotto. Quando sarà, speriamo tardi, Enrico Bondi de’ l’oratorio di piazza San Michele merita d’esser dipinto nella sala dei Grandi aretini da ‘n novo De Carolis acanto al Fossombroni, che fece il canale maestro della Chiana ‘n do’, per risanare l’Italia, andrebbero buttati tutti quel’altri manager a fare il carpe diem co’ le pinne e tutto.

Giorgio Ciofini
© Riproduzione riservata
08/08/2018 10:22:49

Giorgio Ciofini

Giorgio Ciofini è un giornalista laureato in lettere e filosofia, ha collaborato con Teletruria, la Nazione e il Corriere di Arezzo, è stato direttore della Biblioteca e del Museo dell'Accademia Etrusca di Cortona e della Biblioteca Città di Arezzo. E' stato direttore responsabile di varie riviste con carattere culturale, politico e sportivo. Ha pubblicato il Can da l'Agli, il Can di Betto e il Can de’ Svizzeri, in collaborazione con Vittorio Beoni, la Nostra Giostra e il Palio dell'Assunto.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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