Opinionisti Giacomo Moretti

Analisi del voto

Abbiamo assistito ad una campagna elettorale moscia

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Qualcuno potrebbe pensare che nel titolo vi sia una “u” di troppo.

In realtà, la mia breve analisi relativa ai risultati delle elezioni europee 2019, vuol partire proprio dal vuoto.

In politica, come nella vita, nell’analizzare le proprie vicende si parte sempre dall’ormai famosissimo bicchiere.

Traslando questo concetto in politica dobbiamo necessariamente partire dall’urna.

Ebbene, io vorrei cominciare dalla parte dell’urna, ovvero quella che non aveva schede.

Gli elettori che hanno imbucato la propria scheda nell’urna sono stati il 56,09% del corpo elettorale contro il 58,60% del 2014.

Un calo sensibile ma non trascurabile, che comunque porta a dire che il partito più grande con il 43,90% è quello di chi è rimasto a casa, a questo partito vanno aggiunti quello delle schede nulle pari a 576.698 e delle schede bianche pari a 410.715 schede.

Insomma in un corpo elettorale di 49.301.157 elettori, si sono recati a votare in 27.652.929, e tra questi poco più di 27 milioni e mezzo di italiani, poco meno di un milione hanno deciso di annullare la propria scheda o di non esprimersi.

Visto e analizzato il vuoto, ora passiamo a vedere il voto.

Ovviamente, come sempre, chi decide di non decidere deve accettare le decisioni altrui, resta pacifico che in democrazia sarebbe sempre preferibile partecipare e decidere.

Detto questo riporto in breve i risultati in ordine di podio:

 

1)      LEGA SALVINI PREMIER                       voti                 9.153.638        pari al 34,33%;

2)      PARTITO DEMOCRATICO           voti                 6.051.351        pari al 22,69%;

3)      MOVIMENTO 5 STELLE               voti                 4.552.527        pari al 17,07%;

4)      FORZA ITALIA                              voti                 2.344.465        pari al   8,79%;

5)      FRATELLI D’ITALIA                    voti                 1.723.232        pari al   6,46%.

 

Le altre forze politiche non le cito in quanto non avendo superato lo sbarramento del 4% restano del tutto indifferenti ai fini della ripartizione dei Parlamentari Europei.

Però il dato complessivo dei loro voti porta ad un totale di 2.838.749 italiani che, pur esprimendo un voto valido, non avranno propri rappresentanti in Europa.

Abbiamo assistito ad una campagna elettorale per certi versi moscia, per altri siamo stati costretti ad assistere a litigi e battibecchi su temi nostrani e di poca rilevanza europea.

Proprio per il fatto che i leader di partito hanno deciso di giocarsi la campagna elettorale su temi italiani, e dunque come una sorta di elezioni politiche surrogate, credo abbia senso fare un paragone con i risultati ottenuti dai medesimi partiti in occasione delle elezioni politiche svolte il 4 marzo del 2018.

Temporalmente è passato poco più di un anno, politicamente un’era geologica.

Basta citare qualche numero per capire la portata di quanto accaduto.

Il Partito Democratico ottiene un dignitoso secondo posto, come del resto aveva già fatto alle politiche, perde in termini di voti assoluti circa 130.000 preferenze ma ottiene un buon risultato in termini percentuali, cosa che alla vigilia molti davano per impossibile.

L’asticella del successo era stata posta timidamente al 20%, risultato superato ma che a mio avviso non giustifica nessuno stappo di spumante.

Il Movimento 5 Stelle perde qualcosa come 6.000.000 di voti, roba da ridurre allo stato laicale un qualsiasi leader di partito.

Dopo un anno di governo, con ministri, con provvedimenti bandiera, come il famoso “reddito di cittadinanza”, perdere un consenso tale era davvero inaspettato, infatti credo che questi milioni di voti persi avranno un peso enorme sulla prossima agenda politica aprendo ogni tipo di scenario possibile.

Anche perché questi voti, in parte consistenti, sono andati all’alleato di governo che ha mangiato in un sol boccone il consenso del Movimento 5 Stelle.

Chi vince, o meglio stravince, è la Lega Salvini Premier, con un calo di affluenza è l’unica forza politica che cresce in maniera travolgente.

È cresciuta anche Fratelli d’Italia che entra con la propria pattuglia a Strasburgo, cosa che cinque anni fa non successe per poche migliaia di voti.

La Lega si è mangiata in un sol boccone il proprio alleato che ora è davanti ad un dubbio amletico.

“Essere o non essere? Questo è il problema”. Se i 5 Stelle decidessero di essere, staccherebbero la spina al Governo perdendo le poltrone (che per molti onorevoli è anche l’unica prospettiva di reddito), ma salvando il movimento.

Se decidessero di “non essere”, salverebbero le loro poltrone, almeno per altri 4 anni, ma penso che distruggerebbero quel consenso che ancora Salvini non è riuscito a fagocitare apparecchiandogli una tavola ghiotta nei prossimi anni.

Il movimento ora deve decidere se è davvero come ha sempre sostenuto, ovvero che le poltrone non contano. Vedremo.

In tutto questo però c’è un macigno che si chiama finanziaria: chi ci metterà mano penso che si brucerà le dita. A noi cittadini, invece, ci serviranno per attingere al nostro portafoglio per pagare un’IVA che andrà al 25,2% (come già stabilito negli atti parlamentari) e forse anche una patrimoniale.

Entrambi i provvedimenti andranno a colpire sempre i soliti noti, che abbiano votato o meno.

Redazione
© Riproduzione riservata
03/06/2019 08:43:12

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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