Opinionisti Giacomo Moretti

Quella bandiera sul Colle più alto di Roma

La bandiera comunista cinese che sventola al Quirinale induce una riflessione

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Sono ormai passati diversi giorni dalla visita del leader cinese in Italia, una visita che ha visto una copertura mediatica di rara intensità.

Del resto la Cina, solo per il numero di abitanti vale poco più di tre volte l’Europa, rappresenta un mercato interessante, una potenza in forte espansione in Africa ma anche nel vecchio continente.

Ci sono interessi che collimano con i nostri, altri meno, e come del resto in tutte le vicende geopolitiche vi sono anche posizioni di conflitto.

Ovviamente si è dibattuto molto sul documento programmatico che il nostro governo ha sottoscritto con quello cinese, ma essendo un documento non vincolante non mi spiego tutto il mormorio che si è creato.

Alla fine di tutto, finita la cena di gala al Quirinale i cinesi hanno portato a casa qualche contratto, noi lo stesso, nel futuro vedremo.

Però c’è una cosa che mi ha fatto riflettere e vorrei condividere insieme queste riflessioni.

Comincio con un fatto che la storia ci ha regalato, ovvero che a 100 anni dalla fondazione del fascismo in Italia, sul colle del Quirinale sventolasse l’unica bandiera comunista di peso ormai rimasta nel panorama mondiale.

Ovviamente nulla da dire, il protocollo parla chiaro, quando al Quirinale vi è presente un leader di un paese straniero sul pennone più basso a sinistra sventola la bandiera del leader ospite.

A troneggiare resta sempre l’amato tricolore con subito sotto il vessillo presidenziale e a destra la bandiera europea.

Però lo sventolare della bandiera cinese sul colle più altro di Roma mi ha fatto riflettere molto.

Nei giorni della visita cinese si è parlato solo di affari, purtroppo.

Si continua a persistere in questo modo di fare, per me odioso, contrattare su tutto, ma non sui diritti umani che come noto in Cina sono vilipesi e calpestati.

Con le dovute proporzioni si reitera la grande colpa europea.

Mi riferisco ad imbastire sempre tutto il ragionamento sulla libera circolazione delle merci e delle persone, base della nostra Unione ma mai di diritti.

Così si persevera, invece di lavorare per far circolare anche i diritti, in Europa come altrove, si persevera nel fare il contrario.

E allora la bandiera comunista cinese che sventola al Quirinale induce una riflessione.

Possibile che ci scateniamo solo a Natale quando trattasi di discutere tra noi su temi come presepe si o presepe no nelle scuole, quando in Cina, in nome di quella bandiera i cristiani, in ogni loro declinazione sono perseguitati e uccisi?

Possibile che abbiamo accolto la delegazione cinese parlando di tutto tranne che di diritti?

Possibile che accettiamo di farci invadere da prodotti confezionati in fabbriche lagher dove gli operai, migliaia stipati in capannoni, producono con il pannolone in quanto viene impedito loro di andare persino in bagno?

Possibile che quella bandiera abbia sventolato a poche centinaia di metri dal Vaticano senza che nessuno abbia sollevato il problema che in Cina i cattolici non sono liberi nemmeno di avere vescovi nominati secondo i canoni della chiesa ma che vengono nominati dal governo cinese per contrapporli a Roma?

Mi chiedo, ma possibile che tutto questo silenzio ci sia stato in un Paese come il nostro?

Vero, in nome del mercato ci siamo assuefacendo a tutto, ma davvero vendere qualche arancia vale il nostro silenzio sul tema dei diritti umani?

Io spero che certi argomenti siano stati affrontati, magari non parlandone con la stampa ma la mia speranza è che le delegazioni dietro quelle belle porte di legno chiuse abbiamo sollevato la questione.

Me lo auguro vivamente anche se non mi voglio illudere.

Spero che oltre che di via della seta, di arance che dalla Sicilia arriveranno nel paese dei mandarini via aereo si sia discusso anche di come cessare le persecuzioni nel confronti dei cristiani.

Spero che si sia affrontato il tema che un mercato veramente libero non può consentire l’utilizzo di migliaia di persone sottoposte di fatto alla schiavitù.

Perché se apriamo i mercati a prodotti confezionati da schiavi allora significa che a breve saremo costretti a schiavizzarci anche noi per competere.

E poi ci sarebbe tanto altro da dire però io vorrei una risposta su questi temi.

Si abbiamo ragionato con chi perseguita i cristiani, li abbiamo accolti con il massimo degli onori.

Quando arriverà Natale ricordiamocelo, visto che in Cina se uno accende anche solo una candelina il 25 dicembre finisce in galera.

Redazione
© Riproduzione riservata
03/04/2019 11:32:21

Giacomo Moretti

Nato ad Arezzo – Dopo aver assolto agli obblighi di leva comincia subito a lavorare, dalla raccolta stagionale del tabacco passa ad esperienze lavorative alla Buitoni e all’UnoaErre. Si iscrive “tardivamente” all’età di 21 anni alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino dove conseguirà la laurea in corso. Successivamente conseguirà il Diploma presso la Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Assolta la pratica forense, nel 2012 si abilita all’esercizio della professione forense superando l’esame di stato presso la Corte d’Appello di Firenze. Iscritto all’Ordine degli Avvocati di Arezzo esercita la professione forense fino al dicembre 2016. Attualmente si è sospeso volontariamente dall’esercizio della professione di avvocato per accettazione di incarico presso un ente pubblico a seguito della vincita di un concorso. Molto legato al proprio territorio, Consigliere comunale ad Anghiari per due consiliature consecutive. Pur di non lasciare la “sua” Anghiari vive attualmente da pendolare. Attento alla politica ed all’attualità locale e non solo, con il difetto di “dire”, scrivere, sempre quello che pensa. Nel tempo libero, poco, ama camminare e passeggiare per la Valtiberina e fotografarne i paesaggi unici.


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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