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Italemmezeta De Luxe, il capostipite

Nata nel 1960 dall’ingegno di Leopoldo Tartarini

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Nella produzione Italemmezeta, i cinquantini sportivi saranno per alcuni anni sinonimo stesso del marchio. Nel 1962 appare il disegno di un motorino a tre marce motorizzato Minarelli con un aspetto sportivo e un telaio con elementi misti in tubo e lamiera stampata, diverso da tutta la concorrenza.

L’ANNO DOPO IL MEZZO È REALE ed è presente in catalogo con il nome di Ital Jet (staccato). Il telaio e la linea sono molto fedeli al disegno dell’anno prima e sono previste due versioni: una, denominata Ital Jet De Luxe, monta uno strano cupolino in plexiglas. L’altra, denominata semplicemente Ital Jet, monta addirittura una carenatura. La versione “Export” montava un carburatore Dell’Orto a vaschetta laterale da 17 mm e dichiarava una potenza di 3 CV a 8.400 giri/min.

IL MODELLO IN SEGUITO SI EVOLVE e viene infine identificato con il nome di De Luxe mentre, seppure la ragione sociale dell’azienda fino al 1967 resti Italemmezeta, il nome presente sul serbatoio dei prodotti della casa bolognese sarà Italjet (tutto attaccato) e il logo dell’aereo stilizzato sostituirà la testa di cavallo che era il simbolo della Italemmezeta. Con continue migliorie il modello De Luxe rimarrà in listino per circa sei anni.

IL CAMBIAMENTO PIÙ RILEVANTE è stato il passaggio dalla motorizzazione Minarelli P3 a tre marce al modello P4 e P4 S a quattro velocità. Inoltre, sulle ultime versioni, è presente anche l’esclusivo freno anteriore a 4 ganasce con prese d’aria dinamiche marchiato Italjet.

LE RUOTE DA 18” hanno i cerchi in acciaio e i pneumatici previsti di primo equipaggiamento erano da 2,25 x 18, con il posteriore scolpito e l’anteriore rigato Il De Luxe ultima serie ha tutto quello che un tempo si richiedeva ad un cinquantino sportivo: una bella linea contraddistinta da tratti esclusivi, un motore capace di buone prestazioni, una buona componentistica e il carisma dato da un nome blasonato quale l’Italjet era in questo settore.

LE PEDANE CON I COMANDI erano presenti in posizione standard, e in più sul forcellone erano presenti altre due essenziali pedane predisposte per una guida più sportiva (nel nostro esemplare il proprietario, come era prassi comune ai tempi, ha eliminato le pedane standard e spostato i comandi di cambio e freno su quelle arretrate solidali al forcellone).

L’ULTIMA SERIE MONTAVA IL MINARELLI P4 S con un carburatore Dell’Orto UA 19S. Con il suo rapporto di compressione di 10:1, il motore sviluppava circa 4,5 CV e lambiva la soglia dei 9.500 giri/min, consentendo punte velocistiche prossime ai 90 km/h.

Notizie tratta da moto.it
© Riproduzione riservata
03/01/2019 08:52:31


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