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Città di Castello entra nell'associazione Città del Tartufo

L’assessore Carletti: “Momento di promozione, siamo la terra della trifola”

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Approvata con il sì della maggioranza e del Movimento Cinque Stelle, il voto contrario di Fratelli d’Italia, l’astensione di Lega, Tiferno Insieme e Castello Cambia l’adesione di Città di Castello all’Associazione Città del Tartufo.

“Eravamo già soci tramite la Comunità Montana, che cesserà le sue funzioni alle fine del 2018. Subentriamo perché tale adesione è un buon strumento di promozione” ha detto l’assessore al Turismo e al Commercio Riccardo Carletti al consiglio comunale di lunedì 8 Ottobre 2018. “Ci ha già dato due vetrine importanti: a Siena per la presentazione della cavatura del tartufo a patrimonio dell’umanità Unesco e alla fiera del cibo di Fico. La quota è di 1600 euro all’anno”. Valerio Mancini, consigliere della Lega, ha definito non esaustiva “l’illustrazione dell’assessore. Spieghiamo gli aspetti del regolamento e ciò che implica per la manifestazione tifernate”. Vincenzo Bucci, capogruppo di Castello Cambia, ha valutato “non utile l’adesione. Il tartufo non ha bisogno di promozione, il territorio sì. L’associazione concentra su Alba, Acqualagna e San Miniato. Le priorità era la certificazione, la tracciabilità del tartufo, che nessuno vuole perché impatta sulla commercializzazione. 1600 euro sono pochissimi ma tuttavia non sarà utile. Ci asterremo”. Anche per Vittorio Vincenti, consigliere di Tiferno Insieme, “non sono i 1600 euro a fare la differenza. Mi auguro che facciate una valutazioni su manifestazioni analoghe, ad apecchio ad esempio o Acqualagna, per ripensare quella che ora è una Sagra non una Mostra. Spero che non sia la desolazione degli ultimi due anni. Se Farinetti l’avesse vista, sarebbe d’imbarazzo. Rilanciate non confermate”. Luigi Bartolini, consigliere del Psi delegato alla Promozione del tartufo, ha definito “importante l’adesione. Non possiamo quantificare il ritorno in numeri ma abbiamo circa 2000 cavatori e dobbiamo fare la voce grossa in fase di rinnovo dell’associazione. Se non funzionasse, torneremo indietro. Ma già la vetrina di Fico è stata importante. Stiamo cercando di riqualificarla ma non abbiamo la bacchetta magica”. Andrea Lignani Marchesani, capogruppo di Fratell’Italia: “Mi ricordo gli stand abbandonati dell’anno scorso e la mostra vuota. La mia contrarietà deriva dalla revisione periodica delle associazioni a cui il Comune aderisce e dalla necessità di sinergie territoriali e regionali. Ci sono le risorse in house ma evitiamo le sovrapposizioni, come fanno nelle Marche.Troviamo una pax con Montone, Gubbio, Citerna. Anche tra le città del tartufo c’è conflittualità. Ho dubbi e mi auguro di sbagliare. Le risorse le utilizziamo meglio quando sono impiegate in house”. Marco Gasperi, capogruppo del Movimento Cinque Stelle, si è detto d’accordo con l’assessore: “Il tartufo è un prodotto ormai abusato e gestire le manifestazioni che lo hanno al centro è complesso. Facciamo parte di carrozzoni ben più grandi, 1600 si reggono. L’associazione deve essere un momento di unione degli sforzi: ci sono conflitti tra Comunità Montana e Tartufai, puntiamo sulla qualità e sulle tutela della raccolta da privatizzazioni striscianti. Il problema non è la mostra”. Il sindaco Luciano Bacchetta ha ribadito come “l’adesione all’associazione non risolve i problemi della mostra ma è necessaria ad entrare in un circuito di territori tartufigeni e in una promozione nazionale. I costi attuali, rispetto agli anni d’oro, sono di molto inferiori e l’impatto pubblicitario e organizzativo è minore. L’anno scorso è stato anche pessimo per la raccolta. Se fosse successo in qualche altro comune, ci sarebbe stato un peana: un anno fa tra le due pagine del Corriere della Sera dedicate al tartufo c’era anche Città di Castello. Non è un’occasione da poco fornita dall’associazione. Poi deve esserci uno slancio sul programma e le iniziative collaterali ma stringendo con l’associazione ci sarà un elemento di valore. La contemporaneità non ci dovrebbe essere ma chi rinuncia? Con Gubbio c’è da sempre. L’esperienza di questi anni ha dimostrato che la sovrapposizione non è negativa perché allunga i tempi di permanenza in Alto Tevere e la grande presenza di visitatori non è legata alla qualità della mostra, anche se non dobbiamo rinunciare alla qualità ma perseguirla con l’impegno e la comunicazione. Essere nell’associazione è una condicio sine qua non, saremmo tagliati fuori altrimenti. Il ricambio nelle scelte associative è fisiologico a seconda della vitalità e del ruolo che i soggetti esprimono”. Nelle dichiarazioni di voto Gaetano Zucchini, capogruppo del Pd, ha condiviso l’intervento del sindaco: “L’enogastronomia è ormai un evento culturale, una leva potente del turismo. Dobbiamo rafforzare questo elemento, dato che ci sono tutte le realtà umbre. L’obiettivo è la promozione turistica collegata al territorio. La manifestazione di Alba ha fatto cifre iperboliche grazie anche agli eventi collaterali. Cercare risorse tra pubblico e privato. E’ una sfida: già si dovrebbe pensare al 2019. Votiamo sì”. Mancini ha annunciato astensione: “quanti cavatori di quei 2000 sono stati auditi? Misurare il successo di queste adesioni è difficile. Nell’epoca di internet, sono ausiliarie rispetto alla rete. Il sito dell’associazione è ingessato, in primo piano attualmente ha la mostra di Apecchio. Manca un coordinamento sull’incoming turistico collegato all’aspetto culinario. Quante persone si fermano a Città di Castello per il tartufo arrivando dalla e45 o da un areoporto che fa due voli alla settimana? Quanti ristoranti servono il tartufo? Quanto fa questo Gal con il nuovo presidente? Mi sembrava meglio quello di prima. L’adesione sottostà alla prova dei risultati del prossimo anno”.

Redazione
© Riproduzione riservata
13/10/2018 23:41:10


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