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Il mondo del calcio vicino al collasso

Stipendi da favola ai giocatori stanno portando le società al fallimento

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Le cronache continuano a dare ampio risalto all’arrivo di Cristiano Ronaldo, il calciatore in assoluto più forte in questo momento, che la Juventus si è assicurata versando oltre 100 milioni di euro al Real Madrid con un ingaggio di oltre 30 milioni l’anno, ossia l’equivalente di ciò che guadagnano 10000 operai in Italia. Se sull’operazione dal punto di vista economico non vi è nulla da eccepire, anche perché la Juventus è società quotata in Borsa e quindi avrà fatto bene i propri calcoli, sul piano etico vi sarebbe da dire molto. Ma è tutto oro ciò che luccica nel calcio italiano? Assolutamente no. Tanto per cambiare, si parla ancora di combine e di società – dotate anche di un minimo di blasone – che non si iscriveranno nei campionati professionistici; quindi – come sempre – c’è chi ride e chi piange, con società che rischiano di sparire, altre che invece sono sull’orlo del fallimento e altre ancora che non sanno in quale categoria giocheranno il prossimo campionato. In Serie A, Parma e Chievo potrebbero finire in B (gli emiliani per illecito sportivo); in B, due società dal nobile passato, Bari e Cesena, non si sono iscritte e anche l’Avellino sembra destinato a seguirle; se tutto va bene, queste squadre ripartiranno dalla Serie D. Il Foggia, a causa dei pagamenti in nero, si è visto togliere 15 punti che non gli hanno inficiato la salvezza, ma adesso la Procura chiederà la retrocessione in C dei rossoneri. In Serie C, dove già era uscito di scena il Modena, sorte già segnata per Mestre, Reggiana e Fidelis Andria, mentre il Bassano scompare a causa della fusione con il Vicenza. Detto questo, si capisce bene come di questi passi il calcio si stia avviando verso il collasso. Non è assolutamente accettabile che scorrano fiumi di denaro di questa portata: basti considerare che anche fra i dilettanti vi sono pagamenti da favola senza che le società si preoccupino di guardare ai bilanci, cosi facendo molte società nel giro di pochi anni, rischiano seriamente il fallimento. Forse è arrivato il momento di dare un giro di vite; intanto, che almeno a livello dilettantistico vi sia uno spazio maggiore per i giovani e per coloro che vedono questo sport più come un divertimento che come un lavoro; a livello professionistico, invece, la brutta fine del gioco più bello del mondo diverrà imminente se non si calmiereranno  i compensi, oltre che dei calciatori, anche dei procuratori e dell’entourage delle società, che percepiscono stipendi da super manager con risultati spesso scadenti. Del resto, negli ultimi anni i campionati sono diventati una questione ristretta fra le stesse poche squadre, al contrario di quanto accadeva qualche decennio fa, quando di tanto in tanto - in mezzo ai grandi nomi - riuscivano a infilarsi i vari Cagliari, Torino, Verona e Sampdoria.                  

Domenico Gambacci
© Riproduzione riservata
17/07/2018 16:14:27

Punti di Vista

Imprenditore molto conosciuto, persona schietta e decisa, da sempre poco incline ai compromessi. Opera nel campo dell’arredamento, dell’immobiliare e della comunicazione. Ha rivestito importanti e prestigiosi incarichi all’interno di numerosi enti, consorzi e associazioni sia a livello locale che nazionale. Profondo conoscitore delle dinamiche politiche ed economiche, è abituato a mettere la faccia in tutto quello che lo coinvolge. Ama scrivere ed esprimere le sue idee in maniera trasparente. d.gambacci@saturnocomunicazione.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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